ASSOCIAZIONE AMICI DEL DOLPO - NEPAL
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salvaguardia della cultura e dell’ambiente

Tenzin Norbu Lama

Il nostro amico pittore, collaboratore e custode per eccellenza della cultura e della tradizione dell’alto Dolpo, si chiama Tenzin Norbu Lama.
Norbu è nato nel 1971 a Thing-Khyu ed è cresciuto in mezzo ai disegni e ai dipinti del padre e del nonno. Nella sua famiglia si è pittori e Lama da 5 generazioni.
In Dolpo non ci sono alberi, i fogli di carta e le tele tese su telai di legno, dette thangka, sono merce rara e preziosa. All’età di 8 anni, Tenzin Norbu ha iniziato il suo apprendistato di monaco e pittore sotto la guida del padre monaco pure lui, presso il monastero di famiglia, denominato Dralung.
Durante la sua formazione monastica, Norbu ha effettuato due ritiri spirituali della durata di 3 anni, 3 mesi e 3 giorni. Il primo all’età di 12 anni e il secondo all’età di 17 anni. Le tracce di questo apprendistato religioso si ritrovano nella sua personalità, fortemente impregnata di spiritualità.
Sino a 21 anni Norbu non aveva mai lasciato la vallata di Panzang: non aveva mai visto un albero, pur avendo imparato a disegnarli.
A seguito dell’incontro con il fotografo francese Eric Valli, ha avuto l’opportunità di scendere nella capitale Kathmandu e perfezionare così la sua formazione artistica e culturale.
Tenzin Norbu si è poi trasferito con la moglie Sonam e i 4 figli a Kathmandu, dove dipinge quadri, che raccontano la vita e la storia del Dolpo, delle carovane lungo la "via del sale", che era la principale attività commerciale dei Dolpo-pa, prima dell’invasione cinese del Tibet con conseguente chiusura delle frontiere.
Norbu torna al villaggio, luogo d’ispirazione per la sua arte, durante i mesi estivi, dove oltre a dipingere, visita parenti e discepoli, svolgendo un ruolo attivo nell’ ambito della comunità locale. Un giorno, confidava Norbu, tornerà definitivamente fra la sua gente in Dolpo.
Norbu è un artista di grande talento, che contribuisce in modo importante allo sviluppo dell’arte in Nepal. La sua creatività gli ha permesso di uscire dai rigidi canoni dell’iconografia buddhista e trovare un suo modo espressivo innovativo, che lo colloca fra le avanguardie della nuova arte tibetana.